Non c’è dubbio che la tecnologia abbia cambiato la nostra vita spesso in modo radicale soprattutto negli ultimi 10 anni. Il “digital lifestyle” è un’idea recente di cui si parla spesso riferendosi alla quantità di oggetti tecnologici che comunemente occupano le nostre case e le nostre tasche. PC portatili, console di gioco, lettori mp3, telefonini avanzati ecc. sembrano ormai essere oggetti irrinunciabili se ci vogliamo sentire connessi con il mondo. Ed è vero che il computer e i telefonini ci permettono di fare cose che erano impensabili non molto tempo fa, di lavorare con maggiore profitto e velocità, di tenerci in contatto con persone dall’altra parte del mondo con la facilità di un click, di essere sempre informati con le ultime notizie ecc… Io amo la tecnologia e credo che sia innegabile quanto ci faciliti la vita in tante situazioni.
Però rilevo anche un pericolo, e ormai sono in molti a dirlo, quando lo strumento non è più a servizio dell’uomo ma è l’uomo che diventa schiavo dello strumento. Il mondo infinito di internet ha la capacità di catturare la nostra attenzione e il nostro tempo in modo talmente importante da sostituirsi alle interazioni “reali” con gli umani. Social networks, chat, forum, communities, milioni di video gratis da vedere possono creare una vera e propria assuefazione da PC. Chissà se poi non dovremo codificare nuove “malattie” tipo la sindrome del cellulare che non prende o lo slogamento delle dita da abuso di consoles.
Fatto sta che per i cristiani anche la tecnologia può diventare un nuovo tipo di idolo, per di più molto subdolo. Un idolo che ci allontana da Dio, perché a internet e PC dedichiamo quasi tutto il nostro tempo libero. Un idolo che ci allontana dai nostri cari perché ci sono già molti genitori (specialmente padri) che non passano tempo adeguato e di qualità con i propri figli perché sono impegnati al PC o fanatici di playstation. Addirittura ci sono anche figli che non spendono tempo con i loro genitori perché stanno sempre attaccati al PC a giocare. O mariti che sembrano più interessati a rispondere al loro nuovo telefonino che ha condividere il cuore in una cenetta romantica con la moglie…(non è la morte di nessuno spegnere il telefonino ogni tanto e non essere 24 ore su 24 reperibili, please!)
Insomma, se non stiamo attenti le nostre vere interazioni sociali possono essere compromesse seriamente da questi surrogati di relazioni virtuali che tendono a staccarci dalla realtà e ci privano di una soddisfacente e reale relazione con Dio e con il prossimo. Credo che in particolare i cristiani abbiano il dovere di vigilare e a tale proposito allego qui un link ad un’iniziativa che, per quanto simbolica, ci aiuta a considerare che molti dei nostri bisogni tecnologici che ormai consideriamo erroneamente come “primari” sono in realtà bisogni indotti e quindi non essenziali alimentati dalla società consumista nella quale tutti siamo immersi.
Si chiama Shutdown Day ed è un giorno in cui viene proposto di spegnere tutti i PC, telefonini ecc… per ricordare che possiamo anche vivere senza i nostri cari oggetti del desiderio, almeno per un po’, dando priorità alle persone e alle cose importanti nella vita. Singolare è anche il fatto (non so se sia un caso o meno) che la data prevista quest’anno sia il 3 maggio, un sabato, giorno del riposo e della riflessione per eccellenza nella cultura biblico-ebraica.
Beh allora perché non aderire all’iniziativa: sarà solo un giorno ma servirà a ricordarci le cose che davvero valgono di più. Io lascio certamente diverse tracce del mio passaggio in internet, ma non credo che ne troverete con la data del 03 maggio 2008, nè qui, nè altrove.
Più informazioni sullo Shutdown Day qui.
Sono d’accordo al 100×100.Spero che altri leggano questo messaggio e aderiscano all’invito, in qualsiasi momento della giornata e/o della settimana.